PIETRO MANCINI

Per una nuova dottrina
della potestà ultima dello stato Sovrano.
Effettività, realità, politicità della decisione

SOMMARIO: 1. Introduzione. – 2. Sovranità e Stato: dualità funzionale o ambiguità strutturale? – 3. Il primato della politica: contenuto e forma del potere. – 4. Effettività: modo d’essere dell’esercizio del potere dello Stato. – 5. Realismo: metodo di analisi e strumento di interpretazione del contesto. – 6. Conclusioni.

Abstract

In questa fase storica di trasformazione globale, che ha investito perfino le scienze giuridiche e sociali, il problema della sovranità dello Stato sembra aver perduto significato e consistenza, soprattutto in relazione al ruolo ed alla funzione del suo tradizionale centro di imputazione (lo Stato), le cui fortune non godono di fama maggiore. Oramai, il discorso sulla necessaria centralità di diritti individuali e collettivi, sempre più richiesti e crescenti, designati anche come spazio e metodo di risoluzione delle conflittualità nel dialogo tra corti supreme nazionali e giudici sovranazionali, ha svuotato e marginalizzato ogni altra fonte epistemologica, finendo per erodere campi di indagine concorrenti ed alternativi. Ciò nonostante, il lavoro proposto intende offrire un contributo allo studio del principio di sovranità al fine di superare l’attuale quadro di profonda crisi (sia della sostanza che della forma). Rispetto alla moderna temperie culturale qui si accoglie come presupposto il binomio Stato-sovranità quale dato indefettibile di partenza. La tesi assunta a riferimento (Carl Schmitt) colloca il senso ultimo dello Stato piuttosto nel compito di realizzare il diritto nel mondo tramite la decisione; ed è questo compito che fa dello Stato il solo legittimo attore titolare di potere supremo (a maggior ragione poiché conferisce senso e finalità alla sua società particolare). La costruzione metodologica del saggio intende offrire, attraverso l’argomentazione giuridico-filosofica, utili strumenti per consentire allo Stato di riappropriarsi della sua sostanza ultima, quella sovranità che si esplicita nell’accadere della politicità delle decisioni, che non può ridursi a mero spazio di neutralizzazione del conflitto ma consiste nel massimo grado di intensità delle relazioni la cui profondità ed estensione solo la politica può interpretare.

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At this historical stage of global transformation the problem of state sovereignty seems to have lost its meaning and consistency, especially in relation to the role and function of its traditional center of imputation (the state), whose fortunes enjoy no greater renown. By now, the discourse on the necessary centrality of individual and collective rights, ever in demand and growing, also designated as a space and method of conflict resolution in the dialogue between national supreme courts and supranational judges, has emptied and marginalized every other epistemological source, eventually eroding competing and alternative fields of inquiry. Even so, the proposed work intends to offer a contribution to the study of the principle of sovereignty in order to overcome the current framework of profound crisis (of both substance and form), accepting as a prerequisite the state-sovereignty binomial as an indefectible datum of departure. The methodological construction of the essay intends to offer, through legal-philosophical argumentation, useful tools to enable the state to regain its ultimate substance, that sovereignty which is made explicit in the occurrence of the politicity of decisions, which cannot be reduced to a mere space for neutralizing conflict but consists of the highest degree of intensity of relations whose depth and extent only politics can interpret.