DARIO LUONGO

Lo stigma ereticale in discussione: le scritture
antinquisitoriali napoletane del preilluminismo
fra cautele tralatizie e nuove visioni storico-politiche

SOMMARIO:

  1. Dissenso religioso e ordine politico. – 2. L’Inquisizione nella dialettica dei poteri. – 3. Il favor fidei strumento dell’egemonia ecclesiastica. – 4. Classificare e punire: l’invadenza proteiforme degli apparati inquisitoriali.

Abstract

Tra la fine del XVII e gli inizi del XVIII secolo la cultura giuridica meridionale di indirizzo critico scese in campo con alcuni dei suoi maggiori esponenti nella lotta contro l’Inquisizione. Le scritture redatte da quei giuristi continuarono ad avvalersi di schemi argomentativi tradizionali quale quello che poneva la prescrizione a sostegno della tesi secondo cui gli apparati inquisitoriali non avevano avuto mai una presenza stabile nel Regno di Napoli. Ma a quegli argomenti ne furono affiancati altri, imperniati su un uso non più retorico dei precedenti storici e su indubbie aperture verso la tolleranza. Se infatti, in omaggio a collaudate strategie prudenziali, quegli autori continuavano a sostenere che l’eresia era politicamente destabilizzante e in quanto tale andava perseguita (ma dal potere civile, non da quello ecclesiastico), nelle pieghe di argomentazioni spesso inevitabilmente tortuose, si apriva più di un varco nella direzione della libertà di coscienza. In tal modo lo stigma ereticale finiva per essere drasticamente ridimensionato.

Between the end of the seventeenth and the beginning of the eighteenth century, the southern legal culture of critical orientation took the field with some of its greatest exponents in the fight against the Inquisition. The writings drawn up by those jurists continued to make use of traditional argumentative schemes such as the one that placed the prescription in support of the thesis according to which the inquisitorial apparatuses had never had a stable presence in the Kingdom of Naples. But those arguments were joined by others, hinged on a no longer rhetorical use of historical precedents and on undoubted openings towards tolerance. In fact, if, in homage to tested prudential strategies, those authors continued to argue that heresy was politically destabilizing and as such had to be pursued (but by the civil power, not by the ecclesiastical one), in the folds of often inevitably tortuous arguments, more than an opening in the direction of freedom of conscience. In this way the heretical stigma ended up being drastically reduced.