Dario Luongo

Dibattiti sulla motivazione delle sentenze
nella Napoli del tardo Settecento

Sommario: 1. Il quadro storiografico. — 2. La riforma tanucciana e la pubblica opinione. – 3. Equità, arbitrio, giustizia e legalità. – 4. L’effettività degli equilibri costituzionali. – 5. I dottori pietre angolari dell’arbitrio giudiziario. – 6. La censura. – 7. La sorte dei «polverosi volumi di Bartolo e di Baldo». – 8. La motivazione delle sentenze nel quadro del riformismo borbonico. – 9. La sacertà delle leggi. – 10. Contro il riduzionismo volontaristico. – 11. Giudizi sul diritto romano: fra consensus gentium e critica degli arcana juris. – 12. La limitata portata delle ‘leggi statutarie’. – 13. Pene arbitrarie e potere di grazia. – 14. L’equità come ‘aequalitas iuris’. – 15. L’interpretazione autentica. – 16. La dottrina pratica e l’eversione legislativa. – 17. Echi dell’autocelebrazione giuridica. – 18. Prammatici, trattatisti e umanisti. – 19. Conseguenze della barbarie forense: il traviamento dei giovani giuristi e i pericoli corsi dai magistrati. – 20. Dare forza di legge agli ‘stylus judicandi’. – 21. Privativa tecnicistica dei giuristi e saperi extragiuridici. – 22. Contro l’antitribonianismo. – 23. Sindacato equitativo della legge e non uso. – 24. I forensi cattivi interpreti e pessimi legislatori. – 25. Effetti della riforma: migliore formazione giuridica e meritocrazia giudiziaria. – 26. Antoine Favre: il circolo virtuoso di legislazione e dottrina giuridica.

Abstract

Da tempo i dispacci tanucciani sulla motivazione delle sentenze del 1774 sono al centro dell’attenzione della storiografia giuridica, che ha ampiamente trattato della genesi dei provvedimenti e le reazioni che li accompagnarono. In questo contributo si esaminano gli scritti pubblicati in margine all’introduzione dell’obbligo di motivazione. Dal confronto delle opere di Gaetano Filangieri, Carlo Melchionna e Francesco De Jorio emerge una pluralità di linee ideologiche e culturali. Da un lato le posizioni di Filangieri, vicine alla sensibilità dell’illuminismo radicale, dall’altro quelle di Melchionna e De Jorio, che univano una netta polemica contro il praticismo forense a un forte apprezzamento per i punti alti della riflessione umanistica. In Melchionna e de Jorio le aperture verso il legicentrismo illuministico convenivano con gli echi dell’autocelebrazione giuridica. Tutti quegli scritti costituiscono una testimonianza esemplare della ricchezza della cultura meridionale del tardo Settecento.

The introduction by the King of Naples in 1774 of compulsory grounds of judgment by Neapolitan courts has been of central importance to scholars of legal historiography. This paper illustrates a number of contemporary texts and commentaries and the different positions taken by the doctrine of the time pertaining to the motivation of tribunal’s rulings. A fierce debate was ignited by the reform of 1774, with jurists taking sides also on the grounds of their cultural and philosophical affiliation. On the one hand Gaetano Filangieri’s stance, was more radical and intransigent, while other authors such as Carlo Melchionna and Francesco de Jorio endorsed the reform, being well were aware that the rule of law could be upheld only via public scrutiny of courts and transparency in account of the fact that that cognition and motivation were important for understanding decision making. These tensions and conflicts are however revealing of  the lively intellectual and social climate of the late eighteenth century Naples.